Quando viene a mancare la corrente
La maggior parte di noi ha già fatto l’esperienza di un’interruzione di corrente, in genere senza grandi conseguenze. Ma se un giorno dovesse verificarsi un blackout su vasta scala di diversi giorni, molti settori dell’economia e della società subirebbero gravi ripercussioni.
Il 27 aprile 2016, il centro di Zurigo è stato colpito da un’interruzione di corrente. I semafori hanno smesso di funzionare, i tram e i filobus bus sono rimasti fermi per un’ora e diversi negozi hanno chiuso temporaneamente. Molti negozi sulla Bahnhofstrasse sono rimasti aperti nonostante la mancanza d’illuminazione, ma richiedevano, per forza di cose, il pagamento in contanti. Le filiali delle banche in Paradeplatz hanno commutato sull’alimentazione di corrente d’emergenza.
Negli ultimi anni si sono verificati diversi episodi di questo tipo nella più grande città svizzera. Il più recente ad inizio settembre di quest’anno, quando la corrente è venuta brevemente a mancare nel centro cittadino in due giorni consecutivi. Più caotica è stata l’interruzione di quasi tre ore in tre quartieri nel gennaio del 2012. Il blackout ha colpito anche il Bellevue, centro nevralgico dei trasporti pubblici. Numerosi negozi hanno sospeso l’attività, la rete di telefonia mobile era sovraccarica, un’emittente radiofonica ha interrotto la diffusione dei programmi, un quotidiano per pendolari non è uscito. Le luci si sono spente anche nel quartiere universitario.
Nonostante tutto, i danni per l’economia e l’irritazione dei lavoratori e dei passanti per questi episodi sono rimasti contenuti. Un’interruzione di corrente rientra tra gli eventi imprevedibili che la maggior parte di noi conosce già. E non solo a Zurigo: nel gennaio del 2016 sono stati colpiti da una panne di corrente diversi comuni nella regione nordovest del Canton Lucerna, a inizio maggio 70’000 fuochi della città di Ginevra e a fine agosto diversi quartieri della città di Thun.
Fino a quattro giorni di blackout in diversi cantoni
L’analisi dei pericoli rilevanti per la protezione della popolazione si concentra sugli eventi di entità superiore. La valutazione si basa sull’analisi nazionale dei rischi, eseguita dall’Ufficio federale della protezione della popolazione (UFPP) in collaborazione con circa 200 specialisti, che fornisce le basi per la pianificazione preventiva e la preparazione agli eventi a tutti i livelli dello Stato. Per il blackout nel dossier dei pericoli è stato scelto uno scenario d’intensità elevata, che è ipotizzabile in Svizzera, ma poco probabile (forse una volta ogni 30 anni). Si ipotizza che la corrente non venga a mancare solo per pochi minuti in un’area circoscritta, bensì per una durata da due a quattro giorni in più cantoni (grossi agglomerati inclusi).
Il dossier dei pericoli (del 2015) dipinge un quadro piuttosto buio degli eventi che seguirebbero a un blackout di questo tipo, ipotizzato durante l’estate. La causa scatenante potrebbe essere una tempesta che danneggia diverse linee e centrali. In un primo momento non è chiaro quanto durerà l’interruzione di corrente e quali sono i danni all’infrastruttura.
I centri di calcolo e le sedi principali delle grandi banche continuano a funzionare grazie all’alimentazione di corrente d’emergenza, ma non possono più comunicare con le loro filiali. Anche l’approvvigionamento di corrente d’emergenza negli ospedali è in gran parte garantita, di modo che i sistemi più importanti rimangono funzionanti almeno per un certo tempo. Laddove invece non sono disponibili sistemi di alimentazione d’emergenza, i computer, server e telefoni smettono di colpo di funzionare, l’illuminazione e la ventilazione si spengono e gli alimenti si deteriorano nelle celle frigorifere.
Traffico in tilt
Non appena emergono maggiori dettagli sull’interruzione di corrente, le imprese rimaste senza corrente mandano a casa i loro collaboratori. Ma la situazione viaria è caotica: la segnaletica stradale non funziona, i tram e i filobus rimasti senza corrente bloccano le strade e le gallerie rimangono chiuse per motivi di sicurezza. Si verificano numerosi incidenti. Dal secondo giorno la situazione sulle strade migliora nettamente, ma inizia a scarseggiare il carburante poiché le stazioni di servizio sono fuori uso.
Nonostante dispongano di una rete elettrica propria, anche le ferrovie sono confrontate con numerosi problemi, dato che le installazioni importanti dei sistemi di controllo e degli scambi sono alimentate dalla rete pubblica. Vengono organizzati bus sostitutivi; i tempi d’attesa per i viaggiatori sono lunghi.
Ma anche chi è rimasto a casa deve far fronte alle conseguenze del blackout: l’approvvigionamento e lo smaltimento delle acque smettono in parte di funzionare, gli alimenti presenti nei frigoriferi spenti si deteriorano a causa delle temperature estive ed è possibile cucinare solo con fornelli a gas o sul fuoco. Chi non dispone di scorte d’emergenza finisce in fretta i viveri. Nei negozi, che avrebbero ancora generi alimentari da vendere, smettono di funzionare le casse. Ma anche i soldi contanti sono rari, dato che non funzionano neppure i bancomat.
Le organizzazioni d’intervento organizzano centri per la distribuzione di viveri e acqua. Si tratta soprattutto di organizzazioni provenienti da zone non colpite dal blackout.
Comunicazione difficile
Sin dall’inizio le autorità e le forze d’intervento sono confrontate con numerosi problemi in tutti i settori: le centrali d’emergenza sono sommerse da chiamate di persone che notificano incidenti, ascensori bloccati, liti nei negozi (per l’impossibilità di pagare), ecc. Nei primi minuti del blackout i servizi d’emergenza devono quindi far fronte a una grande mole di lavoro e le reti della telefonica mobile sono sovraccariche.
Ma il numero delle chiamate diminuisce rapidamente poiché dopo mezz’ora i trasmettitori della rete di telefonia mobile non vengono più alimentati con corrente. A questo punto la maggior parte delle persone nella zona colpita non hanno più possibilità di comunicare, poiché dispongono solo di telefoni fissi digitali, dipendenti dalla corrente elettrica.
Il mancato funzionamento dei mezzi d’informazione e di comunicazione rende più difficile il lavoro delle autorità e delle forze d’intervento. È praticamente impossibile tracciare un quadro attendibile della situazione. Ciononostante, dopo alcune ore le autorità iniziano ad informare la popolazione e a diffondere istruzioni sul comportamento da adottare. I comunicati si possono ascoltare solo via radio a batterie. Le informazioni vengono diffuse tramite altoparlanti e presso i punti di raduno. La pressione mediatica sale.
Malati e feriti inermi
La polizia pattuglia i quartieri con tutti i mezzi disponibili per evitare saccheggi e altri atti criminali. I cantoni vicini mettono a disposizione forze di polizia supplementari.
In alcune case divampano incendi causati dall’uso errato di fuochi e candele. Si registrano diverse intossicazioni da fumo. Numerose persone sono vittime di intossicazioni alimentari per aver consumato cibi guasti. Per alcuni malati o feriti gli aiuti arrivano troppo tardi perché non è stato possibile avvisare i servizi di salvataggio. Si contano diversi morti anche a causa del mancato funzionamento di macchinari salvavita.
Le autorità e le organizzazioni d’intervento mettono a disposizione alloggi di fortuna (per esempio impianti della protezione civile). Gli esperti stimano che sarebbero necessari aiuti per 400’000 persone per circa un giorno. Si contano una dozzina di morti, una ventina di malati o feriti gravi e una sessantina di malati o feriti di media gravità.
Lento ritorno alla normalità, gravi danni
Una volta ripristinata la corrente elettrica, l’emergenza è tutt’altro che rientrata. Gli effetti diretti iniziano a diminuire dal terzo giorno, dato che i servizi tecnici ripristinano progressivamente la corrente. Ma per tornare alla normalità saranno necessari diversi giorni o settimane. Molti chilometri quadrati di ecosistemi rimarranno danneggiati anche per oltre un anno a causa delle sostanze inquinati immesse nell’ambiente (per es. acque non depurate).
Nel dossier sui pericoli, i danni materiali (danni economici diretti, incendi di edifici, ecc.) e i costi di gestione dell’evento (forze d’intervento, alloggi di fortuna e altri aiuti alle persone in difficoltà) vengono stimati a 230 milioni di franchi. La produttività economica viene ridotta di circa 1600 milioni di franchi.
Il blackout è un grande rischio
Ma torniamo a Zurigo: il 16 agosto, la polizia cantonale, che ha eseguito un’analisi dei rischi su mandato dei capi servizio della protezione della popolazione del Canton Zurigo, ha informato su quali fossero i rischi più gravi e probabili. Il rapporto «Gestione dei rischi nella protezione della popolazione» recita testualmente: «L’esito delle analisi eseguite per il Canton Zurigo mostrano un quadro analogo ai risultati ottenuti in altri cantoni o a livello nazionale: le pandemie costituiscono il rischio maggiore, seguite dai pericoli naturali e dallo scenario di blackout».
Il tema del blackout in TV
Il 2 gennaio la Televisione Svizzera (SRF1) ha in programma una giornata interamente dedicata al tema «Blackout». Nell’ambito di un’emissione di otto ore, in cui prenderanno la parola diversi esperti, verrà trasmesso un documentario che mostra, in un misto di finzione e realtà, quali conseguenze potrebbe avere un’interruzione di corrente di diversi giorni.