«Le regioni di montagna sono particolarmente colpite dal cambiamento climatico»
In un’intervista all’Ufficio federale della protezione della popolazione (UFPP), Peter Peyer, capo della sicurezza del Canton Grigioni, e Martin Bühler, capo dell’Ufficio della protezione della popolazione, sottolineano il ruolo del cambiamento climatico come sfida futura per la protezione civile nei cantoni di montagna. L’intervista è stata raccolta durante la Conferenza sulla protezione della popolazione di quest’anno (CPP21), tenutasi a Davos all’inizio di novembre.
UFPP: Quest’anno, il leitmotiv della #CPP21 è stato «Cambiamento climatico: quale futuro per l’arco alpino?». Secondo lei c’è futuro per l’arco alpino?
Peter Peyer: È una sfida senza precedenti. In futuro dovremo fare i conti con un aumento della frequenza e della durata degli eventi e con danni di maggiore entità. In Svizzera il cambiamento climatico colpisce più duramente le regioni di montagna, dove avanza più velocemente rispetto ad altre regioni.
La protezione della popolazione è pronta ad affrontare questa sfida?
Peter Peyer: Ci sono problemi ancora irrisolti. Se un giorno i militi della protezione civile dovessero prestare servizio per due o tre settimane consecutive, questi verrebbero a mancare sul posto di lavoro. Se l’attività nelle nostre infrastrutture dovesse interrompersi, presto diverse parti del Cantone ne subirebbero le conseguenze. Il problema è quindi legato alle capacità: se ad un tratto dovessero insorgere diversi casi come quello di Brienz (GR), dove l’intero paese sta scivolando pian piano a valle, arriveremmo presto al limite delle nostre capacità. Questo aspetto non è stato sufficientemente capito.
Quali misure dovrebbero essere adottate?
Peter Peyer: Sicuramente dobbiamo adeguare gli strumenti della protezione della popolazione alla situazione di minaccia. Per il nostro cantone la lotta alle conseguenze del cambiamento climatico diventerà una priorità. Per la collaborazione intercantonale saranno fondamentali anche gli strumenti della Confederazione e dell’esercito. Bisognerà inoltre coinvolgere maggiormente la popolazione e la politica. Infine dobbiamo affrontare le cause con più determinazione, riducendo per esempio in modo massiccio le emissioni di CO2.
Lo scopo della protezione della popolazione è proteggere la popolazione. Ma la popolazione è disposta a dare il suo contributo per affrontare le sfide del futuro?
Martin Bühler: I cittadini grigionesi sono abituati ad affrontare situazioni difficili. Sono anche pronti a collaborare: a dicembre 2020, oltre il 60% della popolazione grigionese residente nelle valli meridionali ha partecipato ai test di depistaggio del COVID-19. I risultati dei test sono serviti da base per implementare la nostra strategia di test a livello cantonale. Questo dimostra che la popolazione è disposta a cooperare.
Durante la sua relazione ha parlato, oltre che di un maggior coinvolgimento della popolazione, anche di una maggiore adattabilità delle strutture di condotta.
Martin Bühler: A questo riguardo possiamo citare diversi esempi nel nostro Cantone: la situazione a Brienz/Brinzauls, paesino che scivola sempre più a valle, la pandemia di COVID-19 e la ricostruzione di Bondo, comune distrutto da una frana. In tutti e tre i casi abbiamo applicato la stessa configurazione di base e adattato le strutture di condotta alle necessità del momento, coinvolgendo persone chiave, istituendo gruppi di lavoro e mettendo in contatto l’unità di crisi con le autorità politiche dei comuni e del cantone.
Le autorità politiche non svolgono solo il ruolo di decisori, ma anche di interfaccia con la popolazione.
Martin Bühler: I decisori politici sono persone che interagiscono con la popolazione. In situazione di crisi questo scambio deve essere ulteriormente potenziato. Per questo ai nostri sindaci insegniamo non solo come si conduce un’unità di crisi, ma anche come si comunica in modo efficace. Questo aspetto sarà sempre più importante per poter affrontare il futuro aumento di eventi naturali.