«La protezione civile offre un valore aggiunto per le donne»
La consigliera federale Viola Amherd è la prima donna a dirigere il Dipartimento della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (DDPS). Dall’inizio del 2019 è quindi la più alta responsabile della protezione della popolazione del nostro Paese. Vorrebbe vedere più donne tra i ranghi della protezione della popolazione e soprattutto della protezione civile.
Signora Amherd, quali esperienze di protezione della popolazione ha portato con sé nella sua carica di capo del DDPS?
Oltre allo sport, la protezione civile era il settore del DDPS che conoscevo meglio quando sono entrata in carica. Nel 1993, a Briga-Glis abbiamo dovuto far fronte a una catastrofe alluvionale che ha richiesto l’intervento dell’esercito e della protezione civile. All’epoca, ogni comune vallesano aveva ancora la propria organizzazione di protezione civile. Durante il mio mandato di sindaca di Briga-Glis, abbiamo fuso tutte le organizzazioni comunali in un’unica organizzazione regionale. Ho collaborato intensamente a questa riorganizzazione. Dopo l’alluvione del 1993 abbiamo svolto regolarmente delle esercitazioni. E ho frequentato un corso per stati maggiori di crisi presso il Centro cantonale della protezione civile. Come sindaca, avrei infatti dovuto dirigere lo stato maggiore di crisi nel caso di nuove emergenze.
L’anno scorso Lei ha diretto con successo la revisione totale della legge sulla protezione della popolazione e sulla protezione civile in Parlamento. La protezione della popolazione è ora attrezzata per affrontare le sfide e i compiti del futuro?
Sì, con la nuova legge la protezione della popolazione è pronta per il futuro. Le forze d’intervento e gli stati maggiori di crisi non lavorano più come 10 o 15 anni fa, e anche le minacce sono cambiate. Ora disponiamo finalmente delle basi legali per procurarci mezzi moderni al passo con i tempi. Quando penso al nuovo sistema per lo scambio di dati sicuro, sono convinta che siamo sulla buona strada.
A differenza dell’esercito, la protezione della popolazione è organizzata in modo molto federalista. Lo considera un vantaggio o uno svantaggio?
L’organizzazione decentralizzata genera ovviamente delle sovrapposizioni. Ma l’organizzazione federalista è buona e giusta. La gente del posto è più vicina ai fatti, conosce la propria regione e sa di cosa c’è bisogno. Ci sono però anche compiti che conviene gestire in modo centralizzato. Penso ai sistemi tecnici complessi. In questo contesto la Confederazione riveste un ruolo importante.
Dove vede le priorità?
In primo piano c’è la comunicazione. Si tratta non solo di utilizzare in modo mirato le nuove possibilità tecnico-digitali, ma anche di garantire la loro disponibilità. A Briga ho visto che cosa significa un crollo della rete di comunicazione.
Dobbiamo garantire che la comunicazione tra le organizzazioni competenti e le forze d’intervento funzioni bene in caso d’evento. Dobbiamo pertanto sviluppare ulteriormente Polycom e creare un sistema per lo scambio di dati sicuro. Il Parlamento ha approvato il relativo credito d’impegno nel 2019.
Intendiamo anche informare meglio la popolazione. Alertswiss è la piattaforma ideale per raggiungere le persone. Ma non dobbiamo dimenticare i limiti di questi sistemi. Quando le reti di comunicazione crollano, conservano la loro importanza i mezzi tradizionali: le sirene e la radio.
La revisione della legge non risolve però il problema del netto calo dei reclutamenti nella protezione civile. Vede già delle possibili soluzioni?
È un problema che ci preoccupa molto. Non esistono soluzioni semplici; dobbiamo affrontare di petto questa sfida. Un gruppo di lavoro sta valutando come può e deve evolvere il sistema del servizio obbligatorio. Il rapporto dovrebbe essere disponibile entro la fine dell’anno.
«Con la nuova legge, la protezione civile è pronta per il futuro»
Per me è evidente che la Confederazione ha il dovere di intervenire anche se la protezione civile è di competenza dei cantoni. Abbiamo ascoltato le esigenze dei cantoni e le prendiamo sul serio. Essi sono quindi rappresentati anche nel gruppo di lavoro.
Il tema principale di questo numero della rivista concerne le donne nella protezione civile. Le donne potrebbero risolvere il problema del calo dei reclutamenti nella protezione civile?
Le donne potrebbero sicuramente contribuire in questo senso, ma non devono essere meramente considerate dei tappabuchi per risolvere il problema degli effettivi carenti. Esse possono e devono dare un importante contributo alla protezione civile e all’esercito.
«Le donne possono e devono dare un importante contributo alla protezione civile e all’esercito»
Sono consapevole del fatto che molte donne sono già impegnate in varie attività oltre al lavoro, soprattutto di volontariato, e questo nonostante spesso siano ancora loro a sbrigare le faccende domestiche e a occuparsi dei figli. Tuttavia, per me è importante avvicinare le donne al servizio militare o di protezione civile. Lo facciamo dimostrando il valore aggiunto che ne deriva per tutti: per le donne, per l’esercito e per la protezione civile.
Lei ha già avviato questo processo per l’esercito.
Abbiamo istituito un gruppo di lavoro per la promozione del servizio delle donne nell’esercito. Non abbiamo però esteso il mandato di questo gruppo alla protezione civile. Tuttavia, sono sicura che molti dei risultati e delle misure potranno essere applicati anche alla protezione civile, di modo che potrà beneficiare anch’essa di questo lavoro.
«Un gruppo di lavoro sta valutando come può e deve evolvere il sistema del servizio obbligatorio»
Nel DDPS lei deve affrontare molte questioni tecniche. Come fa ad acquisire il know-how necessario?
Sono avvantaggiata perché sono una persona curiosa. Mi piace provare sempre qualcosa di nuovo. Quando mi arriva un nuovo dossier sulla scrivania, non vedo l’ora di studiarlo a fondo. Per me è importante capire bene di che si tratta prima di prendere una decisione o dare la mia opinione. Mi sono chinata sin dall’inizio sul dossier Air2030, attualmente il mio progetto più grande, l’ho studiato nei dettagli e ho raccolto ulteriori informazioni in modo da sapere di cosa parlo nelle discussioni con le commissioni e il Parlamento. Anche se non sono né un pilota né un ingegnere.
Questo atteggiamento è il suo approccio di lavoro personale o, secondo Lei, un atteggiamento tipicamente femminile?
È difficile da dire. Sicuramente la mia professione mi aiuta. Come avvocato sono abituata a trattare una grande varietà di argomenti.
Lei è a capo del DDPS da ormai un anno. Qual è il Suo bilancio intermedio?
Nel DDPS ho trovato una collaborazione esemplare. L’anno è passato molto in fretta, con una grande varietà di temi e progetti. Allo stesso tempo, mi sembra di fare parte del DDPS già da molto tempo (ride). Quindi posso dire di essermi ben inserita.
Rivista «Protezione della popolazione»
Questa intervista con la consigliera federale Viola Amherd è già stata pubblicata nella rivista «Protezione della popolazione», edizione di marzo 2020 (dossier n. 35 – «Le donne nella protezione della popolazione») e ora la riproponiamo qui nel blog.
Intervista raccolta da:
Sandra Kobelt, Responsabile della comunicazione UFPP
Pascal Aebischer, Redattore capo «Protezione della popolazione», UFPP
Immagini:
VBS/DDPS, Alex Kühni